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Dalla seconda metà del decennio appena trascorso, in Italia (e nel mondo) il volume di affari della musica è cresciuto in ogni ambito. Fino all’imponderabile scossone dovuto alla diffusione del coronavirus, il cui impatto sul settore non è ancora del tutto preventivabile. Dopo lo shock iniziale, sono arrivate alcune good practice e le prime iniziative istituzionali, oltre alle proposte e richieste degli addetti ai lavori.

Il 2019 era stata un’altra grande annata per i concerti, con i biglietti vicini al tetto degli 11 milioni (+2,88% sul 2018) e spesa al botteghino superiore ai 372 milioni di euro (+1,87%) malgrado il minor numero di concerti. Da segnalare tra l’altro i buoni esiti del tour di Jovanotti nelle spiagge, 565.986 ingressi totali in 17 eventi, un esperimento forse non trionfale ma abbastanza riuscito da generare, potenzialmente, forme di imitazione tali da diversificare le location degli spettacoli.

Tra i dati di cui tener conto ci sono quelli dell’indotto portato dai concerti e soprattutto dai festival. Firenze Rocks 2019 ha portato sul territorio 36,5 milioni di euro; 15.500 spettatori già che c’erano hanno visitato almeno un museo o altro luogo di cultura. Le ultime edizioni di Movement Torino Music Festival Kappa FuturFestival hanno generato complessivamente una ricaduta economica sul territorio di 32 milioni di euro. L’Arena di Verona Opera Festival si è chiuso con un ulteriore incremento di incassi e di pubblico (+8,56% delle presenze sul 2018), il miglior risultato degli ultimi sei anni, con un indotto di 500 milioni di euro. Cifre che politici e opinione pubblica tendono a trascurare.

By Paolo Madeddu

Articolo originale qui.