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Validi per la nuova data i 22mila biglietti già venduti ai fan di musica techno e dance

È arrivato ieri l’annuncio ufficiale del rinvio di Kappa FuturFestival al luglio del prossimo anno, dopo settimane d’incertezza dovuta al protrarsi dell’emergenza pandemica. Ne parliamo con Maurizio “Juni” Vitale, direttore artistico della manifestazione.

Qual è stato il fattore decisivo nella scelta di posticipare il festival al 2021?

La consapevolezza che non c’era alternativa, oltre alle indicazioni del governo che da tempo vanno in quella direzione.

Avete però intenzione di mantenere l’appuntamento con “Futur Beats“: di cosa si tratterà?

Futur Beats” è un formato che abbiamo lanciato a Parco Dora lo scorso anno con Derrick May: un dj set diffuso online in streaming. Il senso dell’iniziativa sarà di celebrare il Kappa FuturFestival e la città di Torino nella modalità più contemporanea possibile, con l’intenzione di valorizzare sia il nostro evento sia il luogo in cui operiamo e dove speriamo di riportare presto pubblico proveniente da tutto il mondo, le “United Nations of Kappa FuturFestival“, come ci piace chiamarlo.

Il mondo del “clubbing” sta soffrendo in modo particolare gli effetti collaterali della pandemia: come immagina le prospettive del settore?

Immagino un periodo di sopravvivenza, frutto d’interlocuzioni con l’amministrazione pubblica locale e anche nazionale per assicurare che le imprese culturali sane e con una storia pluridecennale alle spalle vengano tutelate, proteggendone il patrimonio aziendale e mettendole in condizione di trovarsi pronte al momento della ripartenza, che tutti auspichiamo ma nessuno può dire quando sarà.

L’ombra lunga della crisi si allunga anche verso l’autunno, quando avete in programma “Movement“: vi state preparando ad affrontare un’altra emergenza?

Ovviamente sì. Da settimane ci confrontiamo con scenari di diversa natura – economica, organizzativa, logistica, istituzionale… – e seguiamo con attenzione gli sviluppi della situazione: è presto per parlare di Movement, ma è indubbio che la situazione sia incerta. Se ci saranno le condizioni, comunque, ci faremo trovare pronti.

Esistono alternative praticabili al formato tradizionale del “clubbing”? Nei giorni scorsi in Germania è stato organizzato ad esempio un dj set in stile drive-in…

Esaminando gli scenari, abbiamo fatto dei pensieri anche sul drive-in, ma in tutta sincerità non si concilia con le caratteristiche delle nostre produzioni: non la considero una formula sostitutiva di quell’esperienza, potrebbe essere tutt’al più complementare. E lo stesso vale per lo streaming sulle piattaforme digitali, che pure ha ampi margini di miglioramento in termini qualitativi: il contatto diretto fra le persone e la socialità non sono valori rimpiazzabili dalle tecnologie.

Come contate di mantenere il contatto con il vostro pubblico durante questa fase di stallo?

Siamo arrivati a oggi mantenendo una comunicazione costante e trasparente: non ci siamo mai nascosti dietro l’emergenza. Avevamo già venduto oltre 22mila biglietti in 75 nazioni diverse e quindi il dialogo non poteva essere che frequente: continueremo così, diffondendo contenuti multimediali per mantenere vivo il valore del nostro brand con l’auspicio di ritrovarsi appena possibile.

Al momento della ripartenza, fra le persone prevarrà la voglia d’incontrarsi o il timore del contatto?

La mia sensazione è che al momento dell’effettiva ripartenza sarà passato abbastanza tempo dalla fase critica della pandemia e dunque ci saranno meno remore. Va considerato poi che quelle stesse remore riguardano soprattutto le generazioni adulte, mentre fra i giovani mi pare siano meno diffuse: perciò credo che prevarrà la voglia di ritrovarsi sulla paura.