Kevin Saunderson: “Amo i concerti, ma comporre resta la mia passione più grande”
«Allora, eravamo un gruppo di ragazzi di colore, che faceva musica con la tecnologia analogica che avevamo a disposizione, con l’obiettivo di far ballare la gente. Oggi viviamo in un mondo digitale, sono cambiati i modi di produrre e suonare la musica, è diventato più facile e più veloce, ma la teoria di fondo è la stessa: far ballare le persone».
Dj, produttore, fondatore e boss dell’etichetta KMS, in quale ruolo si trova più a suo agio?
«La cosa che preferisco è comporre la mia musica; suonarla come dj nei club in fondo non è che un’altra faccia della stessa medaglia: uno produce musica per farla ascoltare. Il lavoro che faccio con la mia label è anche una preziosa fonte di ispirazione; ma comporre musica rimane ancora il piacere più grande».
Lei è stato ospite del primo Movement nel 2006, ora torna per il decennale e in mezzo è capitato diverse volte in città. C’è qualche luogo di Torino che ricorda particolarmente?
«Ricordo di essere stato in una vineria, dove ho mangiato e bevuto molto bene. Non ho mai avuto la possibilità di fermarmi molto, quando sono venuto in città per le precedenti edizioni di Movement, erano sempre toccata e fuga, giusto il tempo di suonare e poco più. Quest’anno mi fermerò più a lungo, quindi spero di scoprire posti nuovi e interessanti».
Torniamo al Main Show: 3 padiglioni, 5 palchi, molti set di alto livello, anche in contemporanea. Come ci si orienta in questi casi?
«Facile, io vado dove c’è buona musica. Per quanto mi riguarda, sarò sul palco, a suonare il mio set col cuore e in quel momento non esisterà nient’altro».