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Maurizio Vitale, l’inventore del Kappa, il festival da 50mila persone a Parco Dora

Quando una quindicina di anni fa per la prima volta in vita mia andai al Sonar di Barcellona per ascoltare Aphex Twin e Laurent Garnier, Jamie Lidell e Gilles Peterson, non potevo sapere che un giorno mi sarebbe bastato  immergermi nella cornice post-industriale di Parco Dora, lì dove i prossimi 6 e 7 luglio si terrà la nuova edizione di quel Kappa FuturFestival nato nel Capodanno del 2009 e diventato nel corso di questi dieci anni un appuntamento irrinunciabile dell’estate non solo torinese, per trovarmi di fronte a una line-up da paura per chiunque ami l’elettronica nelle sue varie declinazioni: basti dire che in quei due giorni si alterneranno tra gli altri alla consolle Amelie Lens e Carl Cox, Charlotte De Vitte e Derrick May, Richie Hawtin e Jamie Jones, The Black Madonna e Ricardo Villalobos. Il meglio del meglio, insomma. Del resto, quando nel 2016 il New York Times ha incluso Torino fra le 52 mete al mondo da non perdere, lo ha fatto citando tra le attrattive della nostra città proprio il Kappa FuturFestival con il suo gemello “indoor” e autunnale Movement. Cuore pulsante e testa pensante di tutto questo è Maurizio Vitale, uno che nel 2006 si è inventato quello che in un primo momento poteva sembrare giusto un party a base di musica per celebrare l’anno delle Olimpiadi Invernali, e che invece è stato il seme che ha dato origine a questi due appuntamenti capaci di posizionare Torino sulla mappa dei festival elettronici più importanti a livello non solo europeo ma mondiale. «La musica elettronica non è solo divertimento, è una forma di cultura. E per me che vengo dal marketing, come per il mio socio Gigi Mazzoleni, che con la sua galleria proviene invece dal mondo dell’arte contemporanea, e per Gian Luca Brignone che si è unito a noi nel 2014, è di sicuro una passione. Con lui e con Max Camoletto, che di mestiere fa l’architetto, ci siamo inventati le prime feste ai Docks Dora. Nel 2005 organizzammo una serata al Jam giù ai Murazzi, ospiti Stacey Pullen e Derrick May, che avevo conosciuto tramite Gigi dopo che lui lo aveva incontrato a Detroit». Un luogo che come sappiamo ha qualcosa in comune con Torino. «Lì dove Ford e Chrysler avevano reso quella città la capitale dell’auto americana, e dove si erano sviluppate la techno e una forte cultura underground, era nato il Movement Festival. E Derrick era diventato l’ambasciatore della techno nel mondo. La prima volta che Gigi l’ha incontrato ha pensato: ecco qua il Maradona della musica elettronica». Intanto a Torino erano arrivati i Giochi Invernali. «Lo slogan della Kappa era People On The Move. Per le Olimpiadi venne coniato quello che definiva la nostra città Always On The Move. Quando coi miei soci dovemmo battezzare la festa organizzata per le Olimpiadi, pensammo di chiamarla Movement. Per rispetto, chiesi a Derrick se ci autorizzava. E così, per celebrare l’anno dei Giochi, il 15 dicembre 2006 andò in scena al PalaIsozaki quella che doveva diventare la prima edizione del nostro festival indoor, che dall’anno successivo decidemmo di spostare al week-end di Halloween». Alla prima edizione di Movement parteciparono 2.500 persone. Oggi, in base alle prenotazioni, il Kappa FuturFestival – unica manifestazione italiana inserita dalla rivista inglese di settore Dj Mag nella Top 30 dei festival mondiali – si avvia a toccare le 50.000 presenze, e Torino è a tutti gli effetti la città di riferimento per l’elettronica in Italia. Non a caso, sia il Kappa FuturFestival sia Movement hanno ottenuto dal 2016 il prestigioso patrocinio della Commissione Europea. «Abbiamo anche avuto tre medaglie di rappresentanza da parte della Presidenza della Repubblica. Da parte mia non sono bravo a fare incetta di finanziamenti pubblici, e me ne vanto. Dagli enti vorrei semmai condivisione intellettuale e servizi da offrire a chi viene a trovarci. Provengo da una famiglia di imprenditori, e devo molto a ciò che ho imparato dal presidente di BasicNet Marco Boglione, che con un’operazione illuminata riuscì a salvare il Maglificio Torinese, dando a me e ai miei fratelli la possibilità di restare in azienda. A ventitré anni grazie a lui mi sono ritrovato in Olanda: occupandomi di marketing presentavo la nuova maglia Kombat. È così che Kappa è diventata partner tecnico dell’Amsterdam Dance Event, ma anche della Winter Music Conference di Miami e della Street Parade di Zurigo». Ed è grazie a una visione complessiva che gli deriva dalla sua esperienza imprenditoriale che Maurizio Vitale ha fatto del Kappa FuturFestival un evento all’avanguardia anche dal punto di vista dei servizi offerti al pubblico, a cominciare dall’introduzione della tecnologia cashless che permette di acquistare in maniera semplice e rapida per mezzo di una sola “card” cibo, bevande e merchandising. «A me interessa la trasparenza. Da noi si entra pagando un biglietto Siae. I numeri che diamo sono reali. Se vado in banca a chiedere un finanziamento devo poter dimostrare quanti ingressi totalizziamo e quanto incassiamo. Dire ai giovani che l’etica non c’entra coi soldi è sbagliato. La cultura può dar da mangiare, ma per fare cultura serve il denaro». A Torino, dove Movement ha dato vita a una collaborazione con il Politecnico, lo scorso anno il Kappa FuturFestival ha totalizzato 45.000 presenze: e 7.100 biglietti sono stati acquistati on-line dall’estero, nello specifico da 87 nazionalità diverse. La stima per quanto riguarda quest’anno fa pensare che delle 50.000 persone previste ai piedi dei quattro palchi allestiti a Parco Dora saranno circa 10.000 quelle in arrivo dall’estero, e le nazionalità un centinaio. Quanto al mangiare con la cultura, se nel 2018 il festival ha impiegato 850 risorse umane, in questo 2019 saranno 1.000. Non male per un festival nato dieci anni fa da una serata che celebrando la fine delle Olimpiadi ha segnato l’inizio di un percorso che ha fatto di Torino la capitale italiana della techno.

By Giuseppe Culicchia