Ma la notte no. Se per alcuni settori della cultura e dello spettacolo qualche speranza s’intravede, per la galassia della musica elettronica i tempi si annunciano più lunghi. Maurizio Vitale, boss dei raduni torinesi Kappa FuturFestival e Movement, presiede da qualche mese la Club Festival Commission nazionale.
Cos’è la Cfc e che obiettivi ha?
«È un comitato d’azione nazionale nato nel 2020 cui aderiscono circa 50 club, festival e operatori. Vogliamo istituzionalizzare e valorizzare le migliori pratiche messe in atto dalle nostre imprese di intrattenimento culturale attive nell’ambito della musica contemporanea, è un comparto che necessitava di rappresentatività. Come Cfc abbiamo in questi mesi contribuito concretamente all’ottenimento dei benefici economico-finanziari che il governo ha riconosciuto al settore».
Qual è lo scenario della notte per il 2021?
«Non possiamo saperlo, intanto lavoriamo per farci trovare pronti. Occorre utilizzare il periodo di stop per crescere sotto il profilo della digitalizzazione, sia in ambito gestionale che sul fronte dei servizi offerti al pubblico. Circa gli eventi, prevediamo un’estate di appuntamenti ridotti con artisti nazionali e il pieno ritorno alla normalità solo nel 2022».
In Francia si ragiona molto sul valore sociale del settore, sulla sua capacità di far sentire a casa propria, per esempio, la comunità Lgbt o tanti giovani che ora soffrono l’assenza di contesti condivisi: è d’accordo?
«Siamo un presidio, l’assenza di club e festival dalla mappa delle città contribuisce a dar vita a fenomeni fuori controllo, come le sempre più frequenti risse in piazza tra giovanissimi. Da noi la trasgressione è accettata ma regolata, indirizzata verso il divertimento pacifico. La notte è anche il momento magico per persone fragili, che stanno subendo contraccolpi psicologici pesanti dalla mancanza di aggregazione. Ora ci proponiamo anche come presidi rispetto al Covid, siamo pronti a lavorare con i ministeri a protocolli d’ingresso legati a vaccini o a tamponi rapidi».
Cosa pensa della cosiddetta movida?
«Si deve tenere conto del fenomeno, l’obiettivo non deve essere la cancellazione bensì l’integrazione con le buone pratiche. Deve essere organizzata, regolamentata, deve fare industria come ha imparato a esserla il nostro comparto».
Com’è percepita Torino nel mondo della musica elettronica?
«È molto apprezzata per il suo fermento underground e stimata al massimo per le competenze che esprime, non solo in materia di artisti ma anche sul fronte delle professionalità che rendono possibili eventi di grande portata». Lo streaming resterà o ha fatto il suo tempo? «Quello generico è stato utile durate il primo lockdown, ora è tempo di trasformarlo in canale di accesso alla cultura destinato ad affiancare per sempre gli eventi in presenza».
Di Paolo Ferrari
