Di Stefano Parola
«Lo spray al peperoncino è una sciagura per chi, come noi, organizza eventi pubblici. Ci preoccupa più del terrorismo o di altri potenziali pericoli», racconta Maurizio Vitale junior, co-fondatore e amministratore delegato di Movement Entertainment, la società che ha lanciato iniziative come il Kappa FuturFestival, il grande festival della musica elettronica che a luglio anima Parco Dora.
Perché questo spray preoccupa così tanto gli addetti ai lavori?
«Perché è molto facile comprarlo e al tempo stesso è molto difficile individuarlo quando viene introdotto in un grande evento pubblico. E questo diventa un problema se qualcuno intende utilizzarlo per delinquere».
Nei vostri eventi è capitato qualche caso simile a quello che si pensa possa aver generato il caos in piazza San Carlo?
«La prima volta è accaduto a IndepenDance, tre anni fa, ma ricordo almeno altri tre episodi. Lo schema è sempre lo stesso: entrano in tre, due uomini e una donna. É lei a far entrare lo spray anti-aggressione. Lo passa al complice che lo spruzza e lo dà all’altro ragazzo, che scappa. Nel caos che si crea, ne approfittano per strappare la collanina».
Il Kappa FuturFestival è noto per avere livelli di sicurezza molto elevati. Non bastano?
«Abbiamo un sistema di accessi a tre gradi di controllo. Prima si guarda se lo spettatore ha corpi contundenti evidenti, come le bottiglie di vetro. Poi lo si analizza con scanner manuali e infine lo si fa passare attraverso “gate scanner”, come quelli degli aeroporti. Il tutto è seguito dai nostri addetti e dalle forze dell’ordine. Nel 90-95% dei casi uno spray al peperoncino viene individuato, ma può capitare che sfugga. Accade, ad esempio, se la bomboletta è di gomma e viene nascosta nelle parti intime. Se non la troviamo noi, che siamo molto attrezzati, significa che in eventi meno organizzati è ancora più facile farla entrale».
Qual è la soluzione?
«Non si può vietare questi spray, perché sono utili per l’autodifesa delle donne. Però credo che occorra limitarne la vendita e selezionare gli acquirenti, sia nei negozi che online. In un modo o nell’altro, è comunque importante fare qualcosa per ridurre un problema che sta diventando sempre più grave per le imprese di intrattenimento. Noi investiamo 250 mila euro solo per la sicurezza, ma chi non può permetterselo è in difficoltà e rischia di chiudere».