La società che organizza il Kappa FuturFestival è tra le aziende italiane cresciute di più nell’ultimo triennio “È la prova che la cultura crea valore”, dice il manager Vitale. Che avverte: “Con il Covid il settore è allo stremo”
C’è un prima e c’è un dopo. Vale per tutte le imprese, ma per Movement ancora di più. Il prima è fatto di un fatturato in forte aumento, tanto da consentire alla società torinese di raggiungere il posto 213 ( e il primo nel segmento “media”) nella classifica dei campioni italiani cresciuti di più nel triennio 2016- 2019, individuati dall’Istituto tedesco qualità e finanza con il settimanale Affari e Finanza.
Non male, per una società che organizza festival ed eventi musicali. Il dopo, però, è fatto solo di incertezza: « Abbiamo una programmazione per il 2021, ma valuteremo ogni due settimane gli effetti della pandemia e, se serve, riorienteremo le nostre scelte. Ma siamo consapevoli che per noi la normalità potrebbe non arrivare prima del 2022 » , spiega Maurizio Vitale, co- fondatore e direttore esecutivo di Movement.
« Siamo dei naufraghi. Non c’è nessun settore colpito duramente quanto il nostro dal coronavirus. Neppure quello delle vacanze e dei viaggi, che almeno ha potuto contare su buone performance in estate, soprattutto nei luoghi di mare e di montagna. Noi, invece, abbiamo dovuto spegnere ogni attività», dice il manager, che da pochi mesi è anche il presidente di Turismo Torino, l’Atl del capoluogo piemontese.
Il rammarico, paradossalmente, aumenta se si guarda al passato. Perché prima della pandemia Movement aveva dimostrato che anche il settore dell’intrattenimento può dare il suo contributo alla crescita economica del Piemonte. «È un settore strategico per il rilancio dell’intero Paese», evidenzia Vitale. Nel 2019 la sua azienda ha fatturato attorno ai 5 milioni, una somma raggiunta dopo un triennio in cui la crescita media del giro d’affari è stata del 20 per cento. «Ci siamo riusciti grazie ai nostri due festival principali, il Kappa Futur e Movement, ma anche con il live club Audiodrome e con una serie di eventi che abbiamo organizzato su richiesta » , spiega il direttore della società torinese.
Insomma, anche la musica elettronica genera valore aggiunto: «Ogni anno diamo lavoro all’equivalente di 51 addetti ” full time”. Oltre ai nostri collaboratori fissi ci sono infatti circa 1.500 persone che collaborano con noi a chiamata durante i nostri grandi eventi » , racconta Vitale. I colossi dei concerti sono ancora molto lontani, ma ormai Movement è la realtà più strutturata tra quelle che in Italia presidiano segmenti di nicchia ma in forte sviluppo: « Siamo un’impresa culturale che sin dall’inizio ha puntato sulla dance, un segmento che non era presidiato. Abbiamo avuto l’intuizione giusta: oggi i dj sono le nuove rockstar » . Soprattutto, ha premiato anche un’altra caratteristica: «Anche se ci muoviamo nel panorama underground, abbiamo sempre messo al centro la gestione imprenditoriale ».
I festival e le serate musicali come una fabbrica, che prima della pandemia faceva andare le proprie macchine a pieni giri. Poi il Covid- 19 ha bloccato tutto e con la seconda ondata anche le speranza di ripartire a breve sono svanite: « Siamo tornati a zero e purtroppo il digitale nel nostro settore può essere un supporto, ma non può diventare centrale. Abbiamo realizzato eventi in streaming, ma non possiamo pensare di vivere solo con quelli », dice Vitale. Il presente è fatto di qualche piccola iniziativa e di tanta cassa integrazione: «Nel nostro settore – conclude l’imprenditore torinese – le realtà più solide, come la nostra, possono resistere fino al 2021. Se però la ripresa dovesse arrivare più avanti, la sopravvivenza sarà davvero critica, soprattutto per le società meno strutturate».
Di Stefano Parola
