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La Stampa – E ora i Festival vanno in periferia

By Aprile 27, 2016Agosto 30th, 2017Press

Di Noemi Penna

I grandi festival estivi scelgono la periferia. La loro ricetta è portare una ricaduta economica in zone meno centrali, investendo sul territorio e aprendo un dialogo con i residenti. Lo ha sperimentato in prima persona Maurizio Vitale, l’organizzatore del Kappa FuturFestival al Parco Dora: «Nel 2014 in 350 avevano firmato una petizione per sollecitare il problema dei decibel e della gestione dell’area. Ho incontrato più volte il comitato spontaneo così come la Circoscrizione, proprio per trovare il modo per accontentare tutti. Pur non avendo mai infranto le disposizioni in materia di decibel e di orari, lo posso capire che una musica contemporanea come la nostra possa non esser gradita da tutti, ma l’esperienza ci ha portato a settare l’impianto in modo da esser meno impattante per l’esterno senza infrangere le aspettative delle decine di migliaia di ragazzi – nel 2015 sono stati 35 mila, quest’anno ne aspettiamo 40 mila – che partecipano al nostro festival. Abbiamo indirizzano meglio il suono, posizionando gli impianti in modo diverso, e il risultato è stato che lo scorso anno la prima firmataria Lorena Corsetti mi ha scritto ringraziandomi per averli ascoltati. Il dialogo è la prima cosa e noi siamo sempre interessati a sperimentare per rendere migliore l’organizzazione. Dove non c’è economia non c’è cultura».

Braccialetti misura decibel

Kappa FuturFestival e Movement quest’anno hanno ottenuto il patrocinio della Commissione Europea: «Uno straordinario riconoscimento – continua Vitale – mai assegnato a iniziative cultural-imprenditoriali simili in Italia. E il Kappa è stato anche invitato dall’Istituto Mario Boella – che ha come soci fondatori Compagnia di San Paolo e Politecnico di Torino – a testare soluzioni innovative a supporto della sicurezza pubblica e della gestione ottimale del suono durante grandi eventi all’aperto nell’ambito del bando europeo Horizon 2020. Stiamo parlando di braccialetti e abbigliamento dotati di microchip in grado di gestire il flusso del pubblico e l’intensità sonora percepita, che avvisa la persona quando è l’ora di allontanarsi dalle casse».

Serve buonsenso

«Le parole d’ordine sono buonsenso e sostenibilità», dice Gianluca Gozzi, anima del Todays che ha scelto come base lo Spazio 211 di via Cigna, il museo Ettore Fico, l’ex fabbrica Incet e parco Peccei. «Bisognerebbe creare un tavolo di lavoro che stabilisca i confini e i luoghi più adatti a ospitare questi eventi. Le normative ci sono: si tratta di trovare il giusto equilibrio fra le necessità dei residenti e quello che è l’eccezionalità dell’evento e il riscontro economico che porta sul territorio. Solo così si potrà lavorare meglio tutti. Nella prima edizione del Todays non abbiamo ricevuto lamentele, ma ricordiamo bene quelle di Traffic alla Pellerina, così come del punto verde ai Giardini Reali. Non è sgarrare di cinque minuti il coprifuoco il vero problema: servono politiche congiunte».

La Stampa Torino, Pag. 41
27.04.2016


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